Ti ho praticamente costretto a guardarmi, ho dovuto costringere me stessa a farmi guardare; io, una ragazzina timida e clamorosamente inesperta appena ventenne e tu, già uomo, che portavi addosso cicatrici invisibili ma incancellabili. Ho passato sere infinite in camera tua, nel tuo letto, davanti alla tua televisione a guardare film di cui non ricordo neanche un fotogramma, perchè ero troppo occupata a concentrarmi sul fatto che eri lì, a cinque centimetri da me. E non mi toccavi, non mi sfioravi nemmeno, ma io ti sentivo con ogni terminazione dei miei nervi. Sentivo il calore della tua pelle, così vicino alla mia che quasi bruciava, e intuivo che per qualche motivo avevi paura di me. E poi eri così incredibilmente bello. La prima volta che ti ho visto mi hai fatto ridere, quando hai raggiunto i tuoi amici al ristorante, e c’ero anch’io. Tutti vestiti da ristorante, e il tuo corpo che già intuivo perfetto, fasciato nella tuta da motociclista, i capelli sconvolti come sempre, una piccola Medusa nera come il carbone. Dopo settimane di film e birre e pasta aglio e olio e passeggiate tutti insieme, ho anche pensato che magari avevo frainteso, e mi capita di rado. Read the rest of this entry →