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Parafrasando il Poeta

Ottobre, andiamo. E’ tempo di migrare.

[ Mi perdonerà il Divino Vate se ho preso in prestito una delle poesie che più ho amato nei miei anni da studentessa. Ho sempre avuto un’ammirazione feroce per Gabriele D’Annunzio, anche perchè, sia come uomo che come poeta, non è tipo da suscitare sentimenti tiepidi. O si ama, o si odia. Io lo amo. Per farvi capire il personaggio, il suo studio al Vittoriale, l’Officina, è stato costruito in modo che chiunque voglia entrare sia costretto ad abbassarsi per attraversare la porta, alta poco più di un metro e mezzo. “Inchinatevi all’Arte”, era la spiegazione. Secondo me, geniale. Comunque la pensiate su di lui, se non siete mai stati al Vittoriale degli Italiani, vi consiglio caldamente una visita: è meraviglioso. ]

Oggi torno in Italia. Termina una delle esperienze che più mi hanno arricchito, entusiasmato, commosso, emozionato… finisce un pezzettino di vita, si chiude un cerchio. Infatti il binomio emotivo che caratterizza queste ultime ore Lost in London ricorda molto quello che accompagnò le prime. Sono contenta di tornare a casa, non vedo l’ora di riabbracciare i miei genitori, mio fratello, la mia adorata nonna, i miei meravigliosi amici. Sono entusiasta alla prospettiva di altri ben-quasi-otto mesi di contratto da Allegra Precaria nel magico mondo della TWU’. Ho comprato il biglietto di ritorno in fretta e furia dieci giorni fa, dopo aver ricevuto la telefonata che confermava l’inserimento del programma nel palinsesto autunnale e il conseguente rinnovo del mio contratto. Ho devoluto chili e chili di valigie ad ignare amiche venute a Londra per un viaggetto di piacere e, nonostante questo, tutte le cose che inspiegabilmente si sono accumulate in poco più di tre mesi non entrano nell’unica valigia che avevo, e ieri ho dovuto comprarne un’altra. Nello stesso tempo, mi fa compagnia quella malinconia persistente che si incolla addosso e rimane lì, e rende ogni respiro un pochino più difficile di quanto dovrebbe essere, e ogni sorriso un po’ più tirato. Tra poche ore sarò su un aereo che mi riporterà tra facce amiche e amate. Profumi e sapori familiari. Una casa dove mi sento protetta. Un bagno – che ha anche un bidet! Oh, gaudio! – dove posso lasciare lo sguardo libero di spaziare senza il terrore di scoprire nuove aliene forme di vita nell’angolo della doccia. Una cucina dove posso aprire la dispensa e non essere investita dall’invasione delle larve e delle farfalline proliferate tranquillamente in confezioni di riso aperte mentre crollava il Muro di Berlino, forse. No, ecco, credo che la Topaia non mi mancherà. Nemmeno Mrs. Funiculì, che ha già detto che “quand’ vengo a Ferenze te vogghio veni’ a truvare”.  Mi mancheranno mille altre cose, e mille altre persone, però. Mi mancherà sentirmi un po’ selvaggia, senza vincoli, senza regole. Mi mancherà l’aria di questa città, la sensazione di essere un po’ al centro del mondo e la gentilezza della maggior parte delle persone – signore che non mi ricordo come ti chiami, e che mi hai aiutato a portare le valigie dalla Topaia alla fermata dell’autobus prima che mi venisse una crisi di nervi, grazie. E anche a te,  signore che mentre ero persa in mezzo alle campagne del Cheshire, cercando di arrivare da Elena e i suoi meravigliosi tappetti, hai chiamato prima tua moglie e poi tua figlia per chiedere dove fosse il luogo che dovevo raggiungere perchè tu non lo sapevi, e per un tratto mi hai pure accompagnato per mostrarmi la via più breve: grazie. Mi mancheranno le persone che ho incontrato, mi mancherà lei che è diventata un’amica davvero. Mi mancherà l’anormale botta di sole e caldo dell’ultima settimana a Londra dopo un’intera estate di freddo invernale – benedetto sempre Primark e i suoi caldissimi pigiamini di pile a 7£. Due giorni fa ho rischiato l’insolazione, secondo me avevo anche la febbre (non ci volevo credere: prendere troppo sole a Londra non si è mai sentito…).

Sono troppo scombussolata per razionalizzare bene il significato che questi mesi Lost in London hanno avuto per me – la gente seria dice “fare un bilancio”-  quindi aspetterò che il turbinio di sensazioni  cuore-pancia si plachi un po’ prima di cercare di mettere in ordine in testa. Per il momento, mi accontenterò di mettere ordine nel mio bagaglio a mano, il cui contenuto è  allegramente sparpagliato sul pavimento della mia stanza d’albergo, in questo momento.

Ottobre, andiamo. E’ tempo di migrare.

7 responses »

  1. Tesoro questo post mi ha commossa :’-)

    Adesso aspettiamo di rivederti che Troppolino ti vuole riabbracciare!!! :-*

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  2. Ehmm dunque…
    Primo commento da quando ti leggo…
    Ma non potevo proprio aspettare ancora..
    Innanzitutto perchè adoro D’Annunzio e tu sei la prima persona che “conosco” a cui piaccia…

    E poi..e poi questo post..
    Twittando qui e lì ti avevo detto che avevo odiato Londra e adesso anche Hamburg non è che mi faccia impazzire.
    La realtà è che io amo solo la mia Italia e ho un’inerzia terribile ad accettare i cambiamenti..solo che ho paura che tra 6 mesi, quando anch’io lascerò milioni di cose qui, proverò un po’ di malinconia…

    Buon rientro e Buona Fortuna per il tuo nuovo contratto..

    L’Italia è come D’annunzio..o la si ama fuori misura..o la si odia…

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  3. di nuovo sniff, ciao amica, fai un buon viaggio e torna presto qui nella… di nuovo fredda… Londra 🙂
    ti abbraccio forte
    sonia

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  4. :’) buon rientro carissima!
    E che la fortuna sia con te!

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  5. lacrimuccia….mi commuovo! non vedo l’ora di riabracciarti londinese amica mia! 🙂

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  6. @ Maiko76 : anch’io voglio riabbracciare Attila! Urge PaculaDay 🙂

    @ Zia Atena : mi sa che hai ragione, l’Italia è un po’ come D’Annunzio; ed esattamente come il Vate, io la amo.

    @ sonia : quanto mi manchi…

    @ Eleonora : grazie… speriamo bene 😉

    @ Didò : amica mia, che bello riabbracciarti!

    @ Juls : praticamente, ci siamo date il cambio 😀

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